Un altro ultimo giorno di casa
I giovani “vecchi” al bancone parlano del Milan al plurale: - Hai visto che ABBIAMO fatto con quel gol?
Mio nonno pescatore da 60 anni del suo paese marittimo, uno di quei paesi dello scandalo industriale, mi confida i retroscena che non si leggono sui giornali: 17 mesi senza riuscire a pescare nulla, tra i pescatori c’è crisi.
Nel paese vecchio le case si adagiano l’una sull’altra. Non c’è verde se guardo verso sud, ma immagino che gli uomini di allora non ne avessero bisogno visto che lavoravano già tutto il giorno nelle campagne.
Alcuni marciapiedi “storici” sono una necessità relativa. Se ci passa una persona lo spazio basta e se per caso è in compagnia si può sempre camminare in fila.
Altri marciapiedi invece sono trattati per qualche motivo come un ultimo pezzo di casa, lo si capisce perché le donne hanno imparato a spazzare la propria porzione, davanti la porta: è parte del loro ciclo di pulizie domestiche.
La chiesa che frequentavo da bambino la ricordavo più grande. Invece, adesso noto che ha soltanto una facciata piatta, appena più alta dei tetti limitrofi, quanto basta per sembrare vera ma senza una continuazione dietro: quello è un vuoto da riempire con l’immaginazione. Quei tetti probabilmente non hanno mai sognato di stare sopra niente di più che un piano terra.
Le piazze hanno qualcosa che sa di nuovo e tutto il resto che sa di vecchio.
Sotto casa vedo delle lucertole: sono piccole ma ci sono. Non ne vedevo una da quando ero andato via.
La macchina di famiglia invecchia inesorabilmente, perdendo un pezzo alla volta.
Cerco di fare scorta di ciò che mi potrebbe servire, colleziono tramonti, abbracci e saluti.